Aprire uno studio di commercialista conviene? Come fare, costi, guadagni, rischi

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Vediamo come aprire uno studio di commercialista, i costi, la burocrazia, i requisiti, i guadagni, se conviene davvero.

Per quanti hanno completato il percorso di studi a indirizzo economico o provengono da un periodo di lavoro presso uno studio, può presentarsi come opportunità professionale gratificante quella di aprire uno studio di commercialista. Che può essere assimilabile allo studio CAF.

Una scelta sicuramente strategica, ma che ovviamente comporta un investimento a tutti gli effetti, con i suoi rischi, vantaggi e svantaggi.

Di seguito dunque vediamo come aprire uno studio di commercialista, i costi da sostenere, la burocrazia da affrontare, i requisiti da avere, i potenziali guadagni, se conviene davvero fare questo passo.

Come si diventa dottore commercialista

Per diventare dottore commercialista occorre:

  1. conseguire un titolo di laurea in discipline economiche. Più precisamente, una laurea di 5 anni di secondo livello in Scienze dell’Economia, Scienze economico-aziendali o Economia e Commercio. ;
  2. aver svolto un tirocinio di 3 anni presso uno studio di un dottore commercialista iscritto all’Albo;
  3. sostenere e superare l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione;
  4. iscriversi all’Albo dei Dottori Commerciasti ed Esperti Contabili.

Cosa fa il commercialista e lo studio dove esercita

Il dottore commercialista è un professionista esperto soprattutto in tre materie: fiscale, tributaria e giuridica. Il suo lavoro si rivolge principalmente a:

  1. Imprese: ne cura la gestione patrimoniale, amministrativa; redige i bilanci, calcola costi e ricavi, compila i documenti contabili. Offre anche servizi di consulenza giuridica, commerciale, tributaria, fiscale, amministrativa e gestionale. Per le aziende sottoposte al controllo legale dei conti, il commercialista può ricoprire la figura di revisore di bilancio;
  2. Liberi professionisti: apertura e gestione della Partita Iva, dichiarazione dei redditi, gestione dei contributi periodici da versare, servizio di consulenza fiscale e tributaria, ecc;
  3. Persone fisiche: dichiarazione dei redditi, gestione del patrimonio immobiliare, preparazione di documenti fiscali, ecc.

Come aprire uno studio di commercialista: la burocrazia

Occupiamoci ora dell’iter burocratico da affrontare per aprire uno studio di commercialista. La prima cosa da fare è quella di dotarsi di una Partita Iva. Per poi iscriversi all’INAIL per stipulare l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni su lavoro e le malattie professionali.

Occorre infine iscriversi alla Cassa Nazionale di Previdenza dei Dottori Commercialisti per gestire contributi e prestazioni previdenziali.

Poi occorre individuare lo studio dove esercitate, dunque affittare un locale che sia grande adeguatamente per sé, i colleghi e i clienti che si recano allo studio. La scelta dovrebbe sempre ricadere in una zona facilmente accessibile, visibile sul fronte strada, possibilmente centrale. Va da sé che, come vedremo, più è agevolata in questo, più l’affitto aumenterà. Occorre poi accertarsi che il locale sia a norma dal punto di vista delle uscite, delle norme anti-incendio, ecc.

Infine, occorre dotarsi di strumenti informatici e database normativi. Fondamentale è la scelta di un software gestionale ben funzionante, perché da esso dipende la qualità del servizio in termini di precisione e di precisione del servizio offerto.

Quali sono i requisiti per aprire uno studio di commercialista

I requisiti sono di 4 tipi:

  • Professionale: possesso della qualifica di dottore commercialista e delle competenze previste per questa figura (più competenze si vantano, più si può ampliare il bacino di utenza e l’importanza dei propri clienti);
  • Tecnico: possesso delle competenze informatiche, per gestire tutti i servizi online e il software gestionale per svolgere il proprio lavoro;
  • Caratteriale: empatia verso i clienti, poiché si avrà a che fare con più tipologie caratteriali di persone, molte delle quali potrebbero far perdere facilmente la pazienza;
  • Economico: i costi per avviare e gestire uno studio di commercialista non sono pochi e almeno per i primi periodi occorrerà soprattutto sborsare, prima di sperare che i guadagni superino i costi. Un’opzione potrebbe essere quella di aprire uno studio associato per ammortizzare varie spese. Vedremo nei prossimi paragrafi più approfonditamente il capitolo costi e studio associato.

Cosa non può fare un commercialista

Occorre poi sapere che l’attività di dottore commercialista è incompatibile con le seguenti:

  1. notaio
  2. giornalista professionista
  3. attività d’impresa (sia in nome proprio che per conto altrui) di produzione di beni e servizi
  4. attività di trasporto e spedizioni
  5. attività finanziarie quali bancarie, assicurative e agricole
  6. mediatore
  7. appaltatore di servizi pubblici
  8. concessionario della riscossione dei tributi
  9. promotore finanziario

Quanto costa aprire uno studio di commercialista

I costi iniziali per aprire uno studio di commercialista si aggirano tra i 30.000 e i 70.000 mila euro secondo stime di associazioni del settore.

Occorre tener presenti costi come l’affitto dello studio, gli arredi, le manutenzioni ordinarie e straordinarie, la pulizia, le utenze.

L’affitto varia in base alla grandezza del locale, alla sua centralità, alla sua visibilità, al suo collegamento con mezzi pubblici o gli allacci stradali, oltre alla possibilità di parcheggio.

Altro costo riguarda l’acquisto del software gestionale per poter svolgere il proprio lavoro. Occorre stipulare un contratto di manutenzione e aggiornamento periodico per le novità fiscali. In questo modo si terranno sott’occhio scadenze, fatture, bilanci, dichiarazioni dei redditi. L’accesso al software può essere condiviso tra i colleghi, così da “comunicare” velocemente quando servono delle informazioni o un particolare documento.

Un altro costo potrebbe derivare dalla possibilità di aprire un sito web, che offre pubblicità ma che è anche una veloce interfaccia con i clienti. I quali potranno contattare velocemente lo studio, inviare documenti, ecc. Sebbene ormai esistano piattaforme di hosting che offrono buone soluzioni gratuite o a basso costo, per una soluzione più professionale ci si potrebbe riferire a un webmaster.

Sul sito si potrebbe anche pensare a un’attività di blogging scrivendo articoli in materia fiscale, tributaria e giuridica, pagando anche un copywriter per questo. Invitando poi a contattare lo studio per ulteriori info o per esporre il proprio problema.

Non si tratta comunque di un’attività che richiede troppa e costante pubblicità, quindi la presenza sui Social può essere curata dagli stessi professionisti dello studio con semplici post sporadici. Dunque, almeno che non si voglia fare cose in grande, non è necessario un Social media manager.

Altri costi riguardano la cancelleria (penne, fogli, cartelline, graffette, spillatrice, gomme, matite, ecc.) e gli strumenti informatici da acquistare o manutenere (Pc, scanner, fotocopiatrici, tablet per le firme digitali, ecc.).

Un costo pesante arriva poi dai contributi da versare. Il dottore commercialista è infatti tenuto a versare i contributi previdenziali alla Cassa di previdenza dei liberi professionisti in rapporto di lavoro non dipendente (la cosiddetta Cassa Nazionale di Previdenza dei dottori commercialisti).

Si pensi che un giovane dottore commercialista deve versare circa 4.000 euro annui. Una spesa rilevante, soprattutto quando si è agli inizi e i ricavi potrebbero non essere ancora alti.

Lo studio associato: come funziona, vantaggi e svantaggi

Aprire uno studio di commercialista associato significa farlo in associazione con altri commercialisti o altre figure professionali (notai, avvocati, ragionieri, ecc.).

a) I vantaggi di optare questa scelta sono diversi:

  • dividere tutti i costi dello studio tra gli associati;
  • migliore gestione degli incarichi;
  • offrire ai clienti una gamma di servizi più completa, proprio perché sono presenti più figure professionali. In modo da diventare un centro multiservizio di riferimento, con tutta la comodità che ciò può comportante per l’utenza (assistenza fiscale, giuridica, tributaria, notarile, ecc.).

b) Non mancano comunque gli svantaggi:

Lo svantaggio principale potrebbe derivare dalla convivenza e dalla condivisione, che potrebbe non essere sempre facile, per esempio per comportamenti scorretti degli altri professionisti con cui si divide lo studio (non versano la propria quota, non rispettano le più elementari buone abitudine igienico-sanitarie, sono troppo rumorosi, non rispettano gli orari generali dello studio, ecc.); disagi nell’accoglienza e gestione dei vari utenti di ciascuno; varie ed eventuali.

Per costituire uno studio associato serve una scrittura privata con firma autenticata. O, in alternativa, un atto pubblico. In entrambi i casi, l’atto dovrà essere poi comunicato agli organi professionali competenti.

Riguardo l’inquadramento fiscale del reddito prodotto dallo studio, occorre specificare che esso è classificato come reddito di lavoro autonomo e non è da intendersi come reddito di impresa. Ciò in quanto l’organizzazione professionale che si è scelti, ha l’unico obiettivo di svolgere un’attività intellettuale di 2 o più professionisti.

Quanto si guadagna con uno studio di commercialista

I guadagni dei commercialisti non sono fissi e dipendono, oltre che dall’esperienza del professionista, anche dal giro di clienti che lo studio ha e dalla sua importanza, dal tipo di inquadramento (dipendente/libero professionista) dall’area geografica in cui si trova e purtroppo anche dal genere. Le dottoresse commercialiste sono di fatti ancora molto poche (solo circa un terzo degli iscritti all’albo è di genere femminile) e discriminate in termini di guadagno e stipendio.

Cerchiamo di dare qualche cifra nei paragrafi successivi.

Quanto guadagna un commercialista libero professionista con Partita Iva

Si stima comunque che, mediamente, un commercialista che lavora in uno studio con Partita IVA, quindi è di fatto un libero professionista, con un’esperienza sul campo di almeno 5 anni, guadagni circa 1.500 euro netti al mese. Un commercialista affermato può aumentare di 3 o 4 volte lo stipendio entro i 5 anni successivi, arrivando a guadagnare fino a 6.000 euro mensili netti.

Quanto guadagna un commercialista dipendente

Un commercialista che lavora come dipendente in uno studio, guadagna circa 1.200 euro netti al mese se è ai primi anni di esperienza, fino ad un massimo di circa 2.200 euro netti per chi vanta diversi anni di lavoro alle spalle. Quanti lavorano presso aziende, possono guadagnare tra i 2.500 ai 5.000 euro netti al mese in base a grandezza, prestigio e importanza della stessa.

In quale zona d’Italia i commercialisti guadagnano di più

Purtroppo è anche una questione di area geografica. Si stima per esempio che in Trentino-Alto Adige lo stipendio medio sia di 105.000 euro annui, mentre in Lombardia di 95.000 euro annui. Di contro, le regioni messe peggio sono Campania (stipendio medio di 30.000 euro annui) e Calabria (stipendio medio di 24.000 euro annui). Fermo restando che bisogna anche tener presente il costo della vita, che al Nord è decisamente più elevato.

Si colloca nel mezzo il Lazio, dove Roma potrebbe essere doppiamente sconveniente sia per il costo della vita non indifferente nelle zone centrali della capitale, sia per la concorrenza altissima e agguerritissima per questa (come per altre) figure.

Conviene aprire uno studio di commercialista? Vantaggi e svantaggi

Tra i vantaggi principali di uno studio di commercialista troviamo senza dubbio il fatto che si tratti di un lavoro autonomo e non alle dipendenze di qualcuno. Se lo studio è ben avviato, i guadagni possono essere davvero notevoli, meglio ancora se l’utenza riguarda anche e soprattutto grandi aziende, perfino multinazionali.

Tra gli svantaggi troviamo il fatto che si tratti di un lavoro molto delicato e possono non mancare clienti scorretti, che omettono delle informazioni per evadere o eludere il Fisco. Inoltre, è molto delicato, per cui bisogna prestare attenzione per evitare di incorrere in errori e quindi sanzioni per il cliente. Infine, la legge italiana è molto farraginosa e cambia continuamente, quindi serve costante aggiornamento.

Conclusioni

Il dottore commercialista è un laureato in materie economiche iscritto all’apposito albo dopo aver superato un Esame di stato. Può decidere di operare in proprio o alle dipendenze di uno studio o di un’azienda.

  • I costi sono diversi e riguardano il locale presso cui ha sede lo studio, gli strumenti hardware e software, gli onerosi contributi previdenziali;
  • I guadagni possono essere elevati, ma occorre crearsi un bacino di utenza esteso e fatto anche e soprattutto di clienti con fatturato importante;
  • Si tratta di un lavoro molto delicato, che richiede costante aggiornamento poiché la legge italiana in materia fiscale e tributaria è farraginosa e cambia di continuo;
  • Si potrebbe optare per uno studio associato, per ammortizzare i costi relativi al locale e offrire più servizi con altre figure professionali.

Qui abbiamo parlato di come aprire un CAF.

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