Vediamo come diventare fisioterapista, quali sono i requisiti, qual è lo stipendio, se serve Partita Iva, come laurearsi all’estero, ecc.
La figura del fisioterapista è molto importante per il recupero – totale o parziale – delle capacità motorie di una persona che l’abbia perse per svariate cause. Le più diffuse sono un evento traumatico (incidente d’auto, caduta, infortunio sul lavoro, ecc.) o l’avanzare dell’età. Svolte in realtà anche funzione di prevenzione di eventuali problemi alle abilità motorie e delle funzioni cerebrali e viscerali. Pertanto, diventare fisioterapista può essere una scelta professionale azzeccata. Come quella del dentista o dell’oculista.
A tal fine, di seguito proponiamo una guida completa su come si diventa fisioterapista, quali sono i requisiti richiesti, qual è lo stipendio, se serve Partita Iva, ecc.
Come si diventa fisioterapista
Per diventare fisioterapista occorre conseguire il diploma di laurea in Fisioterapia (che corrisponde alla classe L/SNT/2 delle Lauree in professioni sanitarie della riabilitazione).
Il corso di laurea dura 3 anni e bisogna totalizzare 180 crediti formativi complessivi per conseguire il titolo. E’ organizzato dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia, ma è a numero chiuso, quindi occorre superare un test d’ingresso.
In genere, il test d’ingresso si svolge a settembre di ogni anno e le date, le materie del test e il numero di studenti ammesso viene sancito da un bando pubblicato dal Ministero della salute.
Il corso in Fisioterapia prevede sia lezioni teoriche che momenti di tirocinio, al fine di acquisire in modo pratico le abilità e le competenze tipiche della professione.
Il superamento della prova finale al termine del percorso di studi è già abilitante all’esercizio della professione di fisioterapista.
Il fisioterapista è comunque tenuto a iscriversi all’Albo dei Fisioterapisti. Così come è tenuto ad aggiornarsi continuamente, partecipando ai corsi di formazione e aggiornamento previsti dal programma nazionale ECM (Educazione Continua Medicina).
Quali sono le materie del test d’ingresso per la laurea in Fisioterapia
Le materie contenute nel test d’ingresso per entrare nel corso di laurea triennale in Fisioterapia consta di 60 quiz a cui rispondere in 100 minuti, vertenti sulle seguenti materie:
- competenze di lettura e conoscenze acquisite negli studi;
- ragionamento logico e problemi;
- biologia;
- chimica;
- matematica;
- fisica.
Il punteggio del test assegnato a ogni risposta è uguale a quello di molti altri test d’ingresso o prove di concorsi pubblici. Quindi:
- +1,5 punti per ogni risposta esatta;
- 0 punti per risposta non data;
- -0,4 punti per ogni risposta sbagliata.
Pertanto, in caso di forti dubbi o che non si conosca la risposta, sarebbe preferibile non rispondere affatto al quesito.
Quali materie si studiano nel corso di laurea in Fisioterapia
Vediamo quali sono le materie che si studiano durante il corso di laurea triennale in Fisioterapia:
- fisica
- statistica
- informatica
- biologia
- biochimica
- genetica
- anatomia umana
- fisiologia
- patologia generale
- microbiologia
- psicologia e sociologia generale
- metodologia della riabilitazione
- inglese
- farmacologia
- scienze neuropsichiatriche
- scienze cliniche
- scienze cliniche pediatriche
- geriatria
- oncologia
Cosa fare dopo la laurea in Fisioterapia: le specializzazioni
Dopo la laurea triennale in Fisioterapia, è possibile specializzarsi iscrivendosi ai corsi di laurea magistrale Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie (Classe LM/SNT2). O iscrivendosi ai Master di primo livello e a Corsi di Perfezionamento per specializzarsi in specifici settori. Come:
- cardio-respiratorio
- pediatrico
- sportivo
- ortopedico – traumatologico.
Dopo la Laurea Magistrale sarà possibile anche iscriversi a Master di secondo livello e ai Dottorati di ricerca.
Le specializzazioni sono importanti per avere maggiori occasioni professionali.
Quali sono i requisiti per diventare fisioterapista
La professione di fisioterapista richiede molta pazienza ed empatia con il paziente. Infatti, non mancano pazienti poco collaborativi e disposti a svolgere gli esercizi riabilitativi. Sia per problematiche neurologiche di fondo, sia per questioni psicologiche (quando per esempio non si accettano sopraggiunti handicap), sia per motivi semplicemente caratteriali (sono svogliati, orgogliosi, timidezza, ecc.).
Non manca poi chi non accetta un cambio di fisioterapista, dovuto per esempio a motivi organizzativi della clinica, a una turnazione disposta dall’Asl locale, a un cambio di zona o lavoro del precedente professionista. Mostrandosi quindi poco collaborativo e ostruzionista rispetto alla figura subentrante, ecc.
Il fisioterapista deve quindi cercare di essere quanto più disponibile e paziente possibile verso questi individui. Se proprio non riesce a ottenere un riscontro, è preferibile che rinunci all’incarico e segnali la cosa alla struttura, poiché magari un cambio può giovare al paziente.
Altro requisito è ovviamente relativo alle competenze tecnico-scientifiche, acquisibili ovviamente solo tramite il percorso di studi idoneo.
Dove lavora un fisioterapista: sbocchi lavorativi
Vediamo quali sono gli sbocchi lavorativi per un fisioterapista:
- strutture sanitarie pubbliche (ospedali, Asl, RSA, ecc.)
- strutture sanitarie private
- strutture convenzionate
- da libero professionista
- strutture termali
- case di cure
- centri di ricerca
- società sportive
- ecc.
Dunque, diventare fisioterapista comporta che gli sbocchi sono tanti e può lavorare sia come dipendente presso una struttura pubblica o privata o una società, sia come libero professionista con Partita Iva. Molto dipende anche dalle sue specializzazioni.
Quanto guadagna un fisioterapista: lo stipendio
Qual è lo stipendio di un fisioterapista? Ovviamente molto dipende dalle sue specializzazioni e da dove lavora e in quale forma. Dipenderà anche molto dal numero di pazienti che ha, dalla sua esperienza.
Per quanti lavorano nel pubblico, lo stipendio medio annuale sfiora i 24mila euro, che diventano quasi 2mila al mese. I fisioterapisti che invece svolgono un ruolo di coordinamento, lo stipendio medio annuale può arrivare a sfiorare i 32mila euro, corrispondenti a circa 2.650 euro mensili (esclusa tredicesima).
Per chi lavora invece in strutture private o come libero professionista, lo stipendio medio mensile è più alto, di circa 2.800 euro. Sebbene molto dipenda dalla struttura per cui si lavora, dal giro di clienti, dalla zona in cui si pratica (Nord e Sud), dal tipo di prestazioni svolte, se viene svolta a domicilio, ecc.
Infatti, ogni seduta può costare per un paziente dai 30 fino agli 80 euro.
Inoltre, chi ha Partita Iva deve tenere in considerazione i vari costi che ciò comporta, come la gestione da parte di un commercialista, l’irpef, i contributi pensionistici, le addizionali regionali e comunali, ecc.
Molti preferiscono operare nel privato per le prospettive di guadagno maggiori. Ma, chiaramente, nel pubblico ci sono maggiori certezze.
La laurea in Fisioterapia all’estero vale in Italia? Come ottenere il riconoscimento
Molti italiani, al fine di aggirare il test d’ingresso per entrare nel corso di laurea triennale in Fisioterapia, decidono di laurearsi all’estero, per poi ottenere il riconoscimento in Italia.
In effetti si tratta di una strada perseguibile, ma per sperare di vedersi riconosciuto un titolo estero si consiglia di ottenerlo in un paese dell’Unione europea. Molti, per esempio, scelgono la Romania per i bassi costi generali.
Del resto, molti paesi dell’Unione europea non prevedono un test d’ingresso come accade in Italia, ma al massimo un colloquio conoscitivo e motivazionale. O passano al vaglio il proprio curriculum.
Per farsi riconoscere una laurea in Fisioterapia ottenuta all’estero, occorre poi presentare richiesta di esaminazione alla Conferenza di servizi del Ministero della salute. Il quale poi ogni anno, tramite decreto, stabilisce quali lauree possono essere riconosciute in Italia.
Per diventare fisioterapista in Italia, occorre comunque iscriversi all’albo dei fisioterapisti in Italia e sottoscrivere una polizza assicurativa individuale.
Lavorare come fisioterapista in Partita Iva conviene? Ecco i costi
Il codice ATECO della Partita Iva come fisioterapista è 86.90.21.
E’ possibile aprire la Partita Iva in modo indipendente, inviando all’agenzia delle entrate il modello AA9/12 e iscrivendosi alla gestione separata INPS. Altrimenti, affidandosi a uno studio commercialista qualificato.
Si può operare in regime forfettario o ordinario, in base al fatto che si guadagni entro un certo importo all’anno. Il regime forfettario ha il vantaggio di pagare le tasse sul 78% dei propri incassi Poi occorre pagare l’Irpef, calcolata per i forfettari al 5% per i primi 5 anni dall’apertura della tua Partita IVA e il 15% per gli anni successivi.
Il regime forfettario, invece, paga una percentuale di tassazione dal 23% al 43% sulla differenza tra gli incassi e le spese sostenute.
Poi ci sono i contributi Inps, che per tutti ha un’aliquota del 26,07%, sugli imponibili prima visti per il forfettario e l’ordinario (78% nel primo caso, differenza tra gli incassi e le spese nel secondo).
Infine, ci sono le addizionali comunali e regionali, che cambiano per ogni ente locale. Ci sono poi altri versamenti, come l’anticipo Inps di novembre, ecc.
Se deciderai di avvalerti di un commercialista, anche questo costituirà un costo. E’ comunque un’opzione quasi obbligata, per non doversi sobbarcare la gestione fiscale del proprio profilo e non rischiare di incappare in qualche errore dato il farraginoso sistema fiscale italiano.
In linea di massima, la Partita Iva può convenire quando si ha un discreto numero di pazienti, che possa portare a un entrata mensile di almeno 20mila euro lordi l’anno per avere uno stipendio minimamente decente che consenta una vita dignitosa. Dato che tutti i costi messi insieme mangiano il 60-70 percento dei guadagni.
C’è anche la possibilità di aprire una propria struttura, e in questo caso occorre considerare tutta una serie di costi relativa a sede, macchinari, dipendenti, tasse, ecc.
Conviene diventare fisioterapista? Vantaggi e svantaggi
Vediamo quali sono i Pro e i Contro di lavorare come fisioterapista.
a) Vantaggi di fare il fisioterapista:
- Tanti sbocchi lavorativi disponibili;
- Domanda in costante crescita, complice l’invecchiamento della popolazione italiana;
- Prospettive di guadagno interessanti, soprattutto nelle strutture private e con un alto numero di clienti.
b) Svantaggi di fare il fisioterapista:
- Lavoro che richiede molta pazienza ed empatia, poiché molti pazienti non sono collaborativi per varie ragioni;
- Lavoro che richiede massima accortezza nelle manovre e grande concentrazione. Un movimento sbagliato può danneggiare il paziente.
Qui abbiamo parlato di come diventare farmacista.